5 modi per affrontare le preoccupazioni
È comune, particolarmente in situazioni di stress, pensare e ripensare costantemente a situazioni negative. Questo processo psicologico è il rimuginio, ed è normale nella misura in cui ci aiuta a risolvere i problemi concreti che incontriamo e che ci creano preoccupazione.
Quando però il rimuginio è ripetitivo e si manifesta in una varietà di situazioni, ci troviamo di fronte ad un meccanismo psicologico negativo il quale:
- non faciliterà la soluzione del problema;
- aumenterà l’ansia e l’umore negativo, diventando quindi disfunzionale e nocivo per il nostro benessere.
Gli studi hanno da tempo identificato il rimuginio patologico come un meccanismo che alimenta vari disturbi, come l’ansia e la depressione. Nel caso dell’ansia, ad esempio, la persona tenderà a crogiolarsi su pensieri del tipo “cosa succederà se…?”, “come farò se…?”, “come potrò evitare che…?”, etc.
Chi tende a rimuginare è convinto che questo serva per evitare gli accadimenti negativi futuri tanto temuti, cioè che pensando per tempo agli esiti che si vogliono evitare questi poi effettivamente non avverranno.
In realtà sappiamo che non è così.
Il rimuginio eccessivo peggiora lo stato dell’umore, porta a interpretare negativamente gli accadimenti della vita e diminuisce il senso di speranza per il futuro. Inoltre è stato rilevato che il rumiginio patologico favorisce l’ipertensione, dal momento che incrementa l’impatto negativo dello stress sulla propria salute.
Come affrontare il rimuginio?
1. Quando possibile, dedicarsi ad attività che stimolino pensieri positivi, come hobby o sport. Il fine è tenere occupata la mente con altre tipologie di pensiero.
2. Identificare il proprio pensiero o la propria paura. È molto utile tenere un diario all’interno del quale annotare i propri pensieri e le emozioni che proviamo.
3. Pensare allo scenario peggiore. Sebbene possa apparire paradossale, in realtà pensare alla cosa peggiore che potrebbe accadere, riguardo alla propria preoccupazione, spesso ha esiti positivi. Una volta identificato l’esito peggiore che potrebbe capitare, occorre chiedersi: “in quel caso, potrei affrontarlo?”. La risposta, molto spesso, è “si”, dal momento che gli esseri umani sono molto abili ad adattarsi alle situazioni.
4. Chiedersi: “Le preoccupazioni riguardano cose che si possono cambiare?”. Se non è possibile cambiarle, sforzarsi di lasciarle correre. Altrimenti, fare una lista dei possibili step e obiettivi per favorire un concreto cambiamento.
5. Dedicare mezz’ora della propria giornata al rimuginio. Durante la restante parte della giornata, posticipare i pensieri negativi alla mezz’ora durante la quale potremo dedicarci alle preoccupazioni. Importante: durante i trenta minuti di rimuginio, dedicarsi ad essi ma, contemporaneamente, cercare delle concrete soluzioni al problema.
Se il rimuginio e le preoccupazioni non risultano gestibili autonomamente, l’aiuto di uno psicologo diviene prezioso per riappropriarsi del proprio benessere e del proprio equilibrio.
Articolo consigliato: Vincere la battaglia contro le preoccupazioni con 2 semplici domandeCrediti immagine: Freepik