Disturbi d’ansia: l’efficacia degli antidepressivi è sovrastimata

Ansia antidepressivi

Per il trattamento farmacologico di vari disturbi d’ansia, come il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzato e la fobia sociale, vengono impiegati non solo gli ansiolitici (ovvero le benzodiazepine) ma anche gli antidepressivi, soprattutto quelli di seconda generazione come gli inibitori della ricaptazione della serotonina. La scelta di questa classe di farmaci è dovuta al fatto che risulterebbero più efficaci nel lungo termine, mentre le benzodiazepine hanno un effetto maggiore nell’immediato, comportando inoltre il rischio di dipendenza.

Perlomeno, le cose sembrerebbero stare così. Una nuova analisi dai vari trial clinici condotti sull’efficacia degli antidepressivi nei disturbi d’ansia solleva infatti più di un dubbio. Lo studio, pubblicato su JAMA Psychiatry, è stato condotto analizzando un’ampia mole di studi di efficacia presentati alla Food and Drug Administration (l’ente americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici e alimentari), includendo quelli che non sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche. Non tutti gli studi, infatti, superano il tortuoso processo che porta alla pubblicazione.

Quest’analisi ha concluso che probabilmente l’efficacia di questa classe di farmaci per il trattamento dei disturbi d’ansia è stata sopravvalutata. In alcuni casi, infatti, la loro efficacia non risulta superiore al placebo. Perché allora vengono ampiamente impiegati per la cura dei disturbi ansiosi e ritenuti efficaci? Il motivo risiederebbe in tre fattori legati al processo di pubblicazione delle ricerche sulle riviste internazionali:

  • publication bias: con questo termine si indica la tendenza, da parte delle riviste scientifiche, a pubblicare ricerche che hanno dato esiti positivi a discapito di quelle con esito negativo. Si tratta di un noto problema che affligge gran parte della ricerca in campo medico (non solo psichiatrico) e psicologico;
  • outcome reporting bias: è un concetto legato al precedente. Si tratta in questo caso della tendenza a riportare negli studi scientifici solo i risultati positivi, e ad omettere o sminuire i risultati negativi;
  • spin: nelle discussioni dei risultati della ricerca si cerca spesso di deviare l’attenzione dai dati non significativi e di enfatizzare i risultati più positivi.

Gli autori dell’analisi hanno rilevato che i vari trial clinici che testavano l’efficacia degli antidepressivi nel trattamento dei disturbo d’ansia erano affetti da ognuna di queste tre fonti di distorsione. Il problema del publication bias, in particolare, è quello più evidente e allarmante. Si è notato che le ricerche valutate positivamente dalla Food and Drug Administration avevano una probabilità 5 volte maggiore di essere pubblicate rispetto a quelle valutate negativamente. Esiste quindi un’area sommersa di ricerche (non pubblicate) che hanno dato risultati negativi sull’efficacia degli antidepressivi nei disturbi d’ansia. Inoltre gli autori hanno riscontrato la presenza di distorsione nell’esposizione degli esiti degli studi (outcome reporting bias spin). Negli studi si tendeva infatti a enfatizzare i risultati positivi (pur essendo presenti anche degli esiti negativi) o a concludere che l’effetto dei farmaci era positivo quando invece i risultati dello studio davano esiti inconsistenti.

Craig Williams, uno degli autori dello studio, afferma che:

il livello di distorsione nelle pubblicazioni da noi riscontrato non influenza il fatto che alcuni antidepressivi possano essere utili nel trattare i disturbi d’ansia. Tuttavia l’entità della loro efficacia è più bassa di quanto si potrebbe credere leggendo le singole ricerche. Molti di questi farmaci sono infatti sicuri e ben tollerati, ma se un trattamento è meno efficace di quanto si ritiene, ciò dovrebbe sollevare seri dubbi riguardo al suo utilizzo.

Sia in Europa che in America, l’uso di antidepressivi è aumentato significativamente negli ultimi due decenni e molte prescrizioni vengono effettuate da medici di medicina generale, più che da psichiatri specialisti.

Come riportano gli autori nel loro studio:

C’è una forte evidenza che i risultati positivi dei trial clinici randomizzati sono pubblicati con una probabilità maggiore. Di conseguenza, la letteratura scientifica può sovrastimare il beneficio di un trattamento sminuendone al contempo i rischi, disinformando quindi i clinici e i pazienti.

[Questo articolo contiene ipotesi esposte in uno studio pubblicato su una rivista scientifica. Non si suggerisce in alcun modo di modificare o abbandonare l’assunzione dei farmaci antidepressivi. Per farlo, come sempre, occorre consultarsi con il proprio medico.]

Chi sono

dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Sono psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e dottore di ricerca.

Oltre a lavorare nel mio studio privato a Bologna, sono professore universitario a contratto di "Psicologia clinica" presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Le mie aree di intervento riguardano principalmente i vari disturbi d'ansia (attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobia sociale...), i disturbi dell'umore e le problematiche relazionali.

Per appuntamenti o informazioni:
Studio: Bologna, Via Umberto Giordano 11.
Tel.: 389-0443350
Mail: andreaepifani@gmail.com
Sito: http://BolognaPsicologo.net

Copyright © 2022 dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Via Umberto Giordano, 11 40141 Bologna, Emilia Romagna
Telefono: 389 044 3350
P. Iva n. 03405501200

Vuoi ricevere nuovi contenuti esclusivi?

Iscriviti alla newsletter GRATUITA e SENZA SPAM

Newsletter sicura. Il tuo indirizzo non sarà divulgato a terzi né utilizzato per spam o altro

Grazie!

Controlla la tua mail per completare l'iscrizione.

 
Grazie per aver condiviso l'articolo. Seguimi anche sui principali social networks!
Send this to a friend