Il phubbing: quando la vita distrae dallo smartphone
Sei al bar con un amico o il tuo partner a bere una birra, e lui/lei passa gran parte del suo tempo a “smanettare” sullo smartphone, a rispondere su Facebook, a scrivere su Whatsapp, e chi più ne ha più ne metta. Appena c’è un momento morto, lui/lei controlla il suo smartphone. Se arriva il suono di una notifica, lui/lei sistematicamente deve controllare di cosa si tratta.
Alzi la mano chi non si è mai trovato in una situazione del genere, come protagonista o spettatore. Con buona probabilità si tratta di un comportamento noto a tutti, perlomeno ai più giovani.
Gli americani hanno coniato un nuovo termine per descrivere questo atteggiamento: phubbing. Si tratta di una parola che deriva dall’unione di due termini, phone (telefono) e snubbing (trascurare).
Il phubbing, quindi, indica l’atto di trascurare qualcuno, mentre si è in sua compagnia, dedicandosi al proprio telefono.
È un fenomeno relativamente nuovo, che ha ancora ricevuto poca attenzione dal mondo della ricerca. Recentemente è stato però pubblicato uno studio dal titolo emblematico: “La mia vita è diventata la principale distrazione dallo smartphone: phubbing e soddisfazione relazionale tra partner”.
Lo studio indaga quindi il phubbing messo in atto nei confronti del proprio partner, e l’impatto di questo comportamento nella vita di coppia e del singolo. Per rilevare il fenomeno, gli autori hanno costruito un questionario ad hoc in grado di identificare e quantificare l’entità di phubbing messo in atto dal partner. Il questionario è stato poi somministrato a un campione di 145 partecipanti.
Ecco qualche domanda del questionario che descrive i diversi aspetti del phubbing:
- quando lo smartphone del mio partner suona, lui/lei lo estrae anche se siamo nel mezzo di una conversazione
- il mio partner dà uno sguardo al suo smartphone mentre mi parla
- se c’è una pausa durante la nostra conversazione, il mio partner controlla il suo smartphone
I risultati indicavano una serie di effetti dovuti al phubbing intenso. Innanzitutto, il phubbing aumentava la frequenza di conflitti relazionali dovuti all’uso dello smartphone. Questi conflitti, a loro volta, diminuivano il livello di soddisfazione nella coppia e, di riflesso, il più generale il livello di soddisfazione di vita. Ciò aveva infine un effetto anche sul livello di depressione del partner.
Detto in altri termini, il phubbing ha un effetto indiretto sul livello di benessere e depressione del partner, agendo attraverso la riduzione della soddisfazione di coppia e della soddisfazione di vita. Quest’effetto indiretto del phubbing è ancora più forte nei partner con uno stile di attaccamento di tipo ansioso, ovvero coloro che non avevano avuto nell’infanzia un rapporto con i genitori basato sulla totale sicurezza della loro presenza.
Lo schema qui sotto illustra in maniera più chiara l’effetto del phubbing sul rapporto di coppia e sul benessere del partner.
Dei 145 partecipanti allo studio, il 46% aveva dichiarato di avere un partner con comportamenti indicanti phubbing, il 23% dichiarava che ciò causava conflitti nella coppia, e il 37% dichiarava di essersi sentito triste o depresso qualche volta, a causa di questi aspetti.
Insomma, numeri non proprio marginali, che ci impongono di prestare la giusta attenzione a questo fenomeno.
Spesso tendiamo a pensare che dare un’occhiata allo smartphone mentre si è in compagnia del proprio partner non sia niente di grave. Questo è vero nella misura in cui si tratta di comportamenti saltuari, ma se diventano un’abitudine (come dimostra questo studio) gli effetti non sono irrilevanti.
Forse è arrivato il momento di rendercene conto e adottare un atteggiamento critico nei confronti di questi comportamenti.
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