La matematica non è materia per donne: i pregiudizi inconsci degli insegnanti

Matematica e donne

È un dato di fatto che le donne siano assolutamente poco rappresentate nei campi quali l’informatica, l’ingegneria e la matematica. Ciò che è meno chiaro è la traiettoria accademica che porta le ragazze a scegliere altre professioni, e soprattutto i motivi di questa disparità tra maschi e femmine nelle discipline scientifiche. Alcune teorie pongono l’accento sui fattori biologici, ritenendo che variabili legate ai cromosomi, agli ormoni o alla struttura cerebrale spieghino come mai gli uomini siano più abili ai compiti di intelligenza spaziale mentre le donne vadano meglio ai compiti di intelligenza verbale. Altre teorie pongono l’accento sui fattori sociali, ad esempio sul ruolo dei genitori nel premiare inconsapevolmente determinate abilità del bambino, a seconda che sia maschio o femmina.

Ad ogni modo, il ruolo della scuola elementare nell’incoraggiare o scoraggiare lo studio di certe discipline è sicuramente fondamentale. Si tratta infatti di anni importanti dal punto di vista dello sviluppo educativo del bambino, e la scuola elementare può fornire un importante imprinting al giovane studente che si affaccia per la prima volta allo studio delle varie discipline.

È nota ad esempio l’influenza delle aspettative degli insegnanti rispetto al rendimento scolastico degli studenti, un fenomeno conosciuto come “effetto Pigmalione” o “effetto Rosenthal”. Nel 1966, Rosenthal e Jacobson presentarono uno studio nel quale da 18 classi venivano estratti a caso il 20% degli studenti, i quali venivano presentati agli insegnanti come ragazzi particolarmente intelligenti. In effetti, il loro QI non era differente dalla media, dal momento che erano scelti casualmente. Ebbene, 8 mesi dopo questi studenti presentavano un netto aumento del QI, rispetto agli studenti non segnalati. Questo famoso esperimento dimostrò quindi che le aspettative degli insegnanti riguardo alle potenzialità degli studenti gioca un ruolo molto importante nel determinare l’effettivo rendimento scolastico.

Perfettamente in linea con questa ipotesi, un nuovo studio pubblicato sul National Bureau of Economic Research ha rilevato che le ragazze sono con più probabilità scoraggiate riguardo alle loro capacità matematiche. In poche parole, i pregiudizi inconsci degli insegnanti portano loro a ad aspettarsi meno dalle ragazze rispetto ai loro coetanei di sesso maschile. Questo atteggiamento farà si che le studentesse ottengano in matematica voti inferiori rispetto agli studenti di sesso maschile.

I ricercatori hanno studiato tre gruppi di studenti, dalle scuole elementari fino alla fine della scuola dell’obbligo. Ogni studente sosteneva due esami, uno con valutatori esterni (i quali non conoscevano il nome del candidato, e quindi il suo genere sessuale) e l’altro con insegnanti che conoscevano i loro nomi. I risultati indicavano che, riguardo la matematica, le bambine ottenevano voti più alti rispetto ai ragazzi ma soltanto all’esame “anonimo”. Al contrario, quando il valutatore conosceva l’identità dello studente, i bambini ottenevano voti più alti. Questo fenomeno non si verificava per altre materie, come inglese o letteratura. I ricercatori concludono quindi che gli insegnanti delle scuole elementari tendono a sottostimare le abilità matematiche delle bambine e a sovrastimare le abilità dei loro colleghi maschi. Ciò che colpisce è inoltre il fatto che gli insegnanti dello studio fossero donne!

Lo studio ha inoltre rilevato che, una volta giunti alle scuole superiori, i ragazzi che erano stati incoraggiati negli anni precedenti ottenevano voti migliori rispetto alle loro colleghe donne, sebbene queste ultime (come abbiamo visto) avessero voti oggettivamente più alti. Ciò portava le ragazze a scegliere con meno frequenza corsi avanzati di matematica o di materie scientifiche.

Si tratta di risultati interessanti, soprattutto se si considera che la matematica è una delle materie, per così dire, “oggettive”, dal momento che le risposte esatte sono identificate con precisione. Se presi nella giusta considerazione, i risultati di questa ricerca dovrebbero far riflettere e aiutare gli insegnanti ad essere maggiormente consapevoli del loro ruolo nell’incoraggiare o scoraggiare le abilità matematiche delle bambine.

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Chi sono

dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Sono psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e dottore di ricerca.

Oltre a lavorare nel mio studio privato a Bologna, sono professore universitario a contratto di "Psicologia clinica" presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Le mie aree di intervento riguardano principalmente i vari disturbi d'ansia (attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobia sociale...), i disturbi dell'umore e le problematiche relazionali.

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