L’impotenza appresa: cos’è e qualche consiglio per imparare a gestirla

Impotenza appresa

Ti sei mai chiesto come mai alcune persone sembrano bloccate nei loro problemi e nelle loro situazioni negative? Un po’ come se si trovassero nelle sabbie mobili e preferissero non muoversi per non sprofondare, ci sono persone che (dall’esterno) ci danno l’impressione di vivere nella più assoluta immobilità.

Prova a pensare a un tuo amico, un tuo familiare o un tuo conoscente: ti viene in mente qualcuno con questa caratteristica? Molto probabilmente si. Sappi che probabilmente si tratta di una persona vittima dell’impotenza appresa.

Leggendo questo articolo scoprirai:

  • di cosa si tratta
  • perché è così importante conoscerla
  • come può essere affrontata.

Intanto cominciamo con…

La storia di Marco

Marco un tempo lavorava come impiegato in un’azienda, svolgeva bene il suo lavoro ed era gratificato dalla sua occupazione. A seguito di alcuni importanti problemi personali è costretto ad abbandonare il lavoro. Trascorrerà quindi un periodo di tempo durante il quale si occuperà dei suoi problemi, riuscendo a superarli.

A quel punto ricomincia a cercare un lavoro, invia curriculum, effettua diversi colloqui, ma nessuno va in porto. Questo stato di cose va avanti diversi mesi, senza successo.

Un giorno viene a sapere che l’azienda nella quale lavorava cerca nuovamente un impiegato che svolga le stesse mansioni che svolgeva lui prima di abbandonare il lavoro. Decide però di non presentarsi alla candidatura, convinto del fatto che oramai si trattava di un’occasione persa e che mai lo avrebbero ripreso. In realtà il datore di lavoro dell’azienda, memore delle capacità lavorative di Marco, sarebbe stato ben disposto a riaccoglierlo nello staff.

Hai appena letto un esempio di impotenza appresa

La storia di Marco illustra perfettamente il meccanismo psicologico conosciuto come impotenza appresa. Come ti dicevo, esso fu scoperto accidentalmente nel 1967 dallo psicologo americano Martin Seligman, durante una serie di esperimenti di laboratorio.

Nei suoi esperimenti, Seligman aveva scoperto che un animale sottoposto ripetutamente a una scossa elettrica (senza possibilità da parte sua di evitarla), una volta messo nelle condizioni di poter fuggire dalla gabbia per evitare la scossa non lo faceva.

In poche parole, l’animale aveva appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento, per cui anche quando effettivamente poteva muoversi o saltare per fuggire non lo faceva.

In seguito Seligman ampliò i risultati di questi studi, estendendoli anche agli esseri umani. In un altro esperimento, alcuni studenti erano in una stanza nella quale era presente un forte rumore che ovviamente infastidiva i soggetti. Gli studenti provavano a ruotare delle manopole o a premere dei pulsanti, ma il rumore non cessava.

Successivamente gli stessi studenti si trovavano in un’altra stanza dove era presente lo stesso rumore assordante, il quale però questa volta poteva essere controllato attraverso una manopola. Tuttavia gli studenti tendevano a non provare ad interrompere il rumore, dal momento che precedentemente avevano appreso che si trattava di una situazione fuori dal loro controllo.

L’impotenza appresa si riferisce quindi alla situazione in cui apprendiamo che non può essere fatto nulla per controllare o migliorare una data situazione, per cui tendiamo a non provarci nemmeno.

Un po’ come ha fatto il nostro Marco. Egli, dopo aver provato diversi colloqui di lavoro non andati positivamente, ha appreso che trovare lavoro non dipende dalle sue capacità ma da altri fattori che lui non poteva controllare. Ha appreso quindi di non poter fare nulla di concreto per risolvere la sua situazione, sentendosi impotente di fronte agli eventi. Questa impotenza appresa gli ha però impedito di presentarsi nella vecchia azienda, ritenendo (a torto) inutile farlo.

I rischi dell’impotenza appresa

Chi soffre di depressione oppure ha delle tendenze depressive conosce questo stato d’animo, che porta a dirsi “tutto è inutile”, “non ci provo nemmeno”, “oramai so già come andrà a finire”, etc. È importante sottolineare, infatti, che nella teoria di Seligman non è scontato che tutti gli esseri umani reagiranno con un senso di impotenza agli eventi negativi.

Come spiega Seligman nel suo libro, la reazione dipenderà dai personali stili di pensiero tramite i quali interpretiamo gli eventi, per cui persone tendenti ad uno stile depressivo adotteranno stili di pensiero più pessimistici.

Per fare un esempio, di fronte ad un colloquio di lavoro non andato bene, una persona potrebbe pensare: 1) Sono un incapace; 2) Sono troppo vecchio per trovare un lavoro; 3) Non era il lavoro fatto per me; 4) Sono stato sfortunato; 5) Il datore di lavoro era prevenuto nei miei confronti; 6) Probabilmente dovevano dare il posto a qualcun’altro; 7) Non mi sentivo molto bene durante il colloquio, per questo non è andato bene.

Notiamo subito la differenza negli stili di pensiero, e intuiamo anche le conseguenze che essi potrebbero avere per la persona in questione. La persona che pensa “Sono un incapace” oppure “Sono troppo vecchio per trovare un lavoro” tenderà ad identificare le cause degli eventi negativi come interne, stabili e globali.

Cosa significa? Significa che se mi sento un incapace oppure troppo vecchio la colpa sarà la mia (causa interna), le cose difficilmente potranno cambiare (stabilità) e inoltre mi considererò un incapace in generale, non in riferimento ad una specifica situazione (globalità).

Viceversa, la persona che penserà “Probabilmente dovevano dare il posto a qualcun’altro”, spiegherà l’evento negativo in maniera esterna (dal momento che la causa non è imputabile a lui), instabile (dal momento che non è detto che in futuro debba ripetersi la stessa situazione), e specifica (dal momento che si riferisce al quello specifico episodio).

Mentre quest’ultima modalità di pensiero è un potente scudo contro gli eventi negativi, la prima modalità è tipica delle persone cronicamente abbattute, depresse e senza speranza. Inoltre lo stile di pensiero pessimistico tende col tempo ad auto-alimentarsi e ad aumentare i suoi effetti negativi sulla persona.

Vediamo allora come è possibile…

Affrontare l’impotenza appresa

Come provare a gestire i sentimenti negativi indotti dall’impotenza appresa? Se hai letto il mio articolo sulle distorsioni cognitive hai già ricevuto qualche consiglio su come provare a identificare gli stili di pensiero disfunzionali e come cercare di affrontarli.

Per provare a gestire l’impotenza appresa, ecco qualche consiglio più specifico:

  • Concentrati su un’area specifica della tua vita che vorresti cambiare. Non provare altri cambiamenti finché non sarai sicuro di fare progressi in quell’area;
  • Prova a credere maggiormente nel fatto che tu (in prima persona) puoi fare la differenza;
  • Smetti di criticarti, relativizzando gli errori e tenendo presente che fanno parte della vita di tutti noi. Fare degli errori non equivale ad essere degli stupidi;
  • Inizia a complimentarti con te stesso. Se fai qualcosa di buono per qualcuno, è perché sei una buona persona. Gli studi hanno dimostrato che complimentarsi con noi stessi per le cose andate bene aumenta la capacità di pensare in maniera più ottimistica;
  • Cerca di costruirti un ambiente positivo. Se sei circondato da persone negative, che ti buttano giù aumentando i tuoi pensieri pessimistici, cerca di costruirti un ambiente più stimolante in questo senso;
  • Concentrati su cose che puoi controllare. Chiediti sempre “Cosa posso concretamente fare per migliorare questa situazione?”. Inutile spendere le proprie energie nel tentativo di cambiare cose che, di fatto, non sono sotto il nostro controllo;
  • Datti una ricompensa anche per i piccoli miglioramenti. Nel momento in cui pensi al prossimo step, pensa anche a come premiarti per ciò che hai raggiunto (dedicati al tuo hobby preferito, esci con gli amici, vai a vedere la partita o a sentire un concerto…).

Imparare-l'ottimismo

Tutti questi consigli hanno a che fare con la cosiddetta “psicologia positiva”, il cui pioniere è appunto Martin Seligman.

Nel suo libro Imparare l’ottimismo, egli sottolinea più volte l’importanza del pensiero positivo e insegna a riconoscere le proprie modalità di pensiero e vincere i pensieri negativi che ci portano nel turbine dell’impotenza appresa.

Alla prossima!

Chi sono

dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Sono psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e dottore di ricerca.

Oltre a lavorare nel mio studio privato a Bologna, sono professore universitario a contratto di "Psicologia clinica" presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Le mie aree di intervento riguardano principalmente i vari disturbi d'ansia (attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobia sociale...), i disturbi dell'umore e le problematiche relazionali.

Per appuntamenti o informazioni:
Studio: Bologna, Via Umberto Giordano 11.
Tel.: 389-0443350
Mail: andreaepifani@gmail.com
Sito: http://BolognaPsicologo.net

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