Occhi che sentono, orecchie che vedono, occhi che toccano: l’integrazione multisensoriale

Integrazione multisensoriale

Spesso siamo portati a pensare che i nostri sensi (vista, tatto, udito…) siano fondamentalmente separati, operando in maniera indipendente l’uno dall’altro. Ciò è corretto solo in parte. È vero: i nostri organi percettivi (occhi, orecchie etc.) lavorano inizialmente in autonomia. Ma stiamo facendo i conti senza l’oste, e in questo caso l’oste è il nostro cervello. Difatti le informazioni convogliate dai nostri organi sensoriali, una volta giunte al cervello, vengono integrate tra loro per dare vita a una percezione unitaria dell’esperienza percettiva che stiamo vivendo.

Troppo difficile? Forse, finché restiamo nella teoria. Ma sarà tutto più chiaro dopo aver sperimentato questi tre fenomeni psicologici molto interessanti.

Sentire con gli occhi: l’effetto McGurk

Questo fenomeno venne scoperto nel 1976 da Harry McGurk e dal suo collaboratore John MacDonald, e pubblicato su Nature in un articolo dal titolo “Hearing lips and seeing voices” (Sentire labbra e vedere voci).

In questo video, la professoressa Patricia Kuhl dimostra il funzionamento del fenomeno. Proviamo a guardarlo (e ascoltarlo):

 

Cosa ha pronunciato la donna del video? La maggior parte di voi avrà udito ‘da-da’ o ‘ta-ta’. In realtà, il video è stato doppiato. Il movimento delle labbra della donna era ‘ga-ga’, mentre il suono realmente prodotto era ‘ba-ba’. Si tratta di una situazione di conflitto tra la vista e l’udito, dal momento che, non osservando le labbra chiudersi all’inizio della sillaba, il nostro cervello ritiene di non poter udire il suono ‘ba’. Il cervello risolve quest’ambiguità ritenendo di percepire una via di mezzo tra i due suoni, ovvero ‘da’ o ‘ta’. Per la prova del nove, provate a riguardare il video tenendo gli occhi chiusi. In questo caso, udirete il suono reale, ovvero ‘ba-ba’, poiché non avrete concesso al canale visivo di interferire con il canale uditivo.

Questo semplice fenomeno psicologico dimostra che il nostro cervello integra le percezioni visive, uditive etc. in modo da creare un’esperienza percettiva unitaria, un processo che in termine tecnico viene definito integrazione multisensoriale.

L’esperimento della mano di gomma

Spostiamoci ora sulla percezione del nostro corpo. Si tratta di un’area di ricerca che negli ultimi anni ha prodotto un numero sempre maggiore di studi, accrescendo le nostre conoscenze sul modo in cui noi percepiamo il nostro corpo. Uno strabiliante fenomeno scoperto nel 1999 da Botvinick & Cohen è quello della mano di gomma.

Per renderci conto del suo funzionamento, proviamo a guardare questo breve video:

 

La vera mano destra del soggetto è nascosta alla sua vista, mentre davanti a lui è posizionata una finta mano. Sia la vera mano (non vista) che la mano di gomma (vista) vengono toccate contemporaneamente per un breve periodo di tempo. L’effetto di questa stimolazione è che il soggetto avrà velocemente l’illusione che la mano di gomma sia parte del proprio corpo. Infatti un’aggressione alla finta mano (torsione del dito) provocherà una spontanea reazione di ritrazione della vera mano, come se questa sia stata effettivamente aggredita.

Questo fenomeno dimostra che l’integrazione multisensoriale è utilizzata anche per costruire il senso che abbiamo del nostro corpo. In questo caso il nostro cervello integra le informazioni tattili e visive per costruire un’esperienza unitaria che crea l’illusione di “avere” una mano di gomma!

Lo stesso tipo di illusione è anche stata dimostrata per l’intero corpo. Allestendo infatti specifici ambienti di realtà virtuale, è possibile creare l’illusione che il corpo di un’altra persona sia il proprio.

Il doppio flash

Veniamo all’ultimo fenomeno. Alzate il volume e guardate questo video.

 

Bene. Avete contato quante volte il disco nero è lampeggiato sullo schermo? Alcuni di voi avranno contato 4 flash, ma la maggior parte ne avranno contati 6. La risposta corretta è 4. Il motivo per cui normalmente tendiamo a percepirne 6 è perché la nostra percezione visiva in questo caso è stata influenzata dalla percezione uditiva, cioè dal numero di bip associati ad ogni flash. Quando il disco lampeggia una sola volta ma è associato a due rapidi bip, tendiamo a percepire il flash come doppio.

Il fenomeno si chiama “illusione del doppio flash” ed è stato pubblicato nel 2000 da Shams e i suoi collaboratori su Nature in un articolo dal titolo “What you see is what you hear” (Ciò che vedi è ciò che senti). Se siete arrivati fino a questo punto dell’articolo, allora saprete anche spiegarvi il motivo di questo fenomeno. Si tratta ancora una volta del processo di integrazione multisensoriale avviato in automatico dal nostro cervello. Mentre nel caso dell’effetto McGurk la percezione visiva influenzava quella uditiva, in questo caso avviene il contrario: il suono (il numero di beep) influenza l’immagine (numero di flash). Se proverete infatti a riguardare il video senza audio, non avrete difficoltà a individuare 4 flash.

Perché il cervello usa l’integrazione multisensoriale?

L’integrazione multisensoriale si è strutturata in noi esseri umani perché presenta dei vantaggi in termini di adattamento. Noi siamo infatti circondati da numerosi stimoli di vario tipo, e il cervello ha il compito, tra gli altri, di sintetizzare le varie percezioni in qualcosa di coerente, unitario e significativo. Ciò migliora le nostre capacità di interagire con il mondo esterno, e nei primi ominidi probabilmente favoriva la sopravvivenza. Difatti è stato dimostrato che l’integrazione multi-sensoriale migliora la velocità di risposta agli avvenimenti del mondo esterno e la capacità di identificare gli stimoli importanti momento per momento. Inoltre ogni senso convoglia un’unica prospettiva del mondo, per cui è necessario il lavoro del cervello che integra queste varie prospettive fornendo un’esperienza del mondo che abbia un senso.

L’importanza di questo processo è dimostrata anche dal fatto che diverse ricerche hanno rivelato che nella schizofrenia (uno dei disturbi psichiatrici più gravi e drammatici) vi è un’alterazione di questi meccanismi di integrazione multisensoriale. Ad esempio i soggetti schizofrenici sembrano essere meno sensibili all’effetto McGurk, per cui non percepiscono una via di mezzo tra il suono udito e il suono visto dal movimento delle labbra, ma tendono a privilegiare il suono udito.

Chi sono

dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Sono psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e dottore di ricerca.

Oltre a lavorare nel mio studio privato a Bologna, sono professore universitario a contratto di "Psicologia clinica" presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Le mie aree di intervento riguardano principalmente i vari disturbi d'ansia (attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobia sociale...), i disturbi dell'umore e le problematiche relazionali.

Per appuntamenti o informazioni:
Studio: Bologna, Via Umberto Giordano 11.
Tel.: 389-0443350
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