Mente e corpo non sono separati: scopri di più sulla psicosomatica

Psicosomatica

Psicosomatica: considerare mente e corpo come un’unica entità

Oggi si parla spesso di psicosomatica, disturbi psicosomatici e degli effetti dello stress e dell’ansia sulla salute fisica. È ad esempio assodato che alcuni disturbi fisici (come l’eczema, la psoriasi, l’ulcera gastrica e l’ipertensione) tendono ad essere più gravi se associati a determinati fattori psicologici negativi, come appunto alti livelli di ansia.

Tuttavia non è sempre chiaro, ai non addetti ai lavori, come mai i nostri stati d’animo e le nostre emozioni possano influire sul corpo e sull’espressione di determinati disturbi. Ai casi estremi troviamo addirittura scetticismo circa la possibilità che la mente possa influenzare il corpo.

Confusione e scetticismo sono in buona parte dovuti al modo in cui (per secoli) è stato concepito l’essere umano nella società occidentale. Da Cartesio in poi, infatti, l’uomo è stato “suddiviso” in due realtà distinte: il corpo e la mente. Mentre il corpo ha a che fare con la realtà fisica tangibile, la mente ha a che fare con la realtà psichica.

Da diversi anni, però, le ricerche in psicologia e nel campo delle neuroscienze hanno fondamentalmente smentito questa suddivisione. Oggi suddividere la mente dal corpo è un’operazione scorretta dal punto di vista scientifico, dal momento che si è scoperto che la mente è già corpo, influenza il corpo e a sua volta ne è influenzata. In poche parole, più che mente e corpo, è utile pensare all’uomo come all’insieme globale delle due componenti, le quali si influenzano a vicenda.

Ma come interagiscono mente e corpo? La risposta esaustiva a questa domanda sarebbe ovviamente troppo lunga per essere trattata in un articolo di blog. Possiamo però fare un paio di esempi di interazione mente-corpo provenienti dagli studi in psicosomatica.

Gli effetti corporei della rabbia

Un numero piuttosto consistente di studi ha riscontrato che le persone tendenzialmente inclini a sperimentare vissuti di rabbia e ostilità hanno una probabilità maggiore di sviluppare disturbi cardiaci.

Uno studio pubblicato nel 2000 sulla rivista Circulation, effettuato su 12986 individui di mezz’età, ha rilevato che i soggetti che manifestavano la rabbia in maniera più intensa avevano una probabilità due volte maggiore di sviluppare malattie coronariche e tre volte maggiore di sviluppare infarti, rispetto ai soggetti con una manifestazione più moderata della rabbia.

Nel 2009 è stata pubblicata sul Journal of the America College of Cardiology una sintesi di 44 ricerche effettuate in questo campo. I risultati indicavano che i soggetti che mostravano rabbia cronica avevano un rischio di sviluppare problemi cardiaci maggiore del 19% rispetto ai soggetti non particolarmente inclini a sperimentare quest’emozione.

I ricercatori ritengono che la rabbia produca effetti negativi sul corpo aumentando le risposte attacco-o-fuga e stimolando l’asse dello stress (definito asse ipotalamo-ipofisi-surrene), il quale produrrà una serie di effetti neurochimici a cascata.

In altre parole, la rabbia intensa e prolungata stimola in maniera eccessiva le aree del corpo che normalmente ci aiutano a fronteggiare i brevi momenti di crisi. La risposta di stress, infatti, è benefica se momentanea, ma diviene dannosa per l’organismo se persiste nel tempo, dal momento che una concentrazione eccessiva degli ormoni dello stress velocizza il processo di aterosclerosi. È stata infatti riscontrata un’alta concentrazione di CRP (una sostanza collegata all’aterosclerosi e al rischio di futuri infarti) nei soggetti particolarmente inclini alla rabbia, all’ostilità e alla depressione.

Ovviamente da queste ricerche non si evince che provare rabbia fa male. La rabbia è un’emozione umana tra le più primitive e in molti casi è funzionale. Essa diventa disfunzionale quando è pervasiva dell’intera vita emotiva della persona, quando è cronica e non più legata a specifiche situazioni di vita ma diffusa.

L’impatto dello stress sul sistema immunitario

Lo stress di breve durata redistribuisce le cellule nel flusso sanguigno risultando utile all’organismo. È quando lo stress dura per giorni che le cose cambiano. Lo stress cronico influisce negativamente sul sistema immunitario, diminuendo il numero di linfociti e aumentando la probabilità di contrarre patologie varie, a seconda anche del proprio stile di vita personale.

In uno studio del 2002, Miller, Cohen, e Ritchey hanno riscontrato che lo stress psicologico cronico riduceva la secrezione da parte del sistema immunitario di ormoni normalmente utilizzati per combattere la risposta infiammatoria.

Una ricerca effettuata nel 2008 da alcuni ricercatori dell’UCLA, la prestigiosa Università della California, ha scoperto che il cortisolo, il principale ormone dello stress, agisce su una tipologia di linfociti, ovvero le più importanti cellule del sistema immunitario, riducendone la loro capacità di continuare a dividersi e quindi di essere disponibili nell’organismo per proteggerlo da agenti nocivi. Questa risposta da parte dei linfociti è in genere associata ad una varietà di disturbi come l’HIV, l’osteoporosi, i disturbi cardiaci e i problemi legati all’invecchiamento.

La psicosomatica ha individuato diversi disturbi che possono essere influenzati largamente dallo stress, e quindi dalla concentrazione di cortisolo nell’organismo.

Lo stress, ad esempio:

  • può peggiorare il diabete di tipo II, aumentando il livello di glucosio nel sangue;
  • è un fattore comune in sindromi gastrointestinali quali il reflusso gastroesofageo e la sindrome del colon irritabile;
  • alcuni studi su animali hanno rilevato che lo stress può peggiorare il decorso della malattia di Alzheimer, velocizzando la formazione di lesioni cerebrali;
  • può aumentare la probabilità di sviluppare problemi cardiaci. Da tempo i ricercatori hanno identificato un insieme di tratti di personalità definiti nel complesso Personalità di Tipo A. Si tratta di soggetti altamente competitivi, autocritici, impazienti, tendenti alla rabbia e all’ostilità. Numerose ricerche hanno associato la personalità di tipo A a un aumento della probabilità di sviluppare problemi cardiaci;
  • può aumentare gli effetti dell’invecchiamento di 9-17 anni, agendo direttamente sui cromosomi;
  • lo stress conseguente a traumi (stress post-traumatico) è stato associato al rischio di contrarre una serie di patologie organiche, tra le quali i tumori. Ciò avviene aumentando i danni al DNA e alterando i meccanismi auto-riparatori del DNA stesso.

Non mente e corpo, ma mente-corpo

È chiaro quindi che oggi ha poco senso pensare alla mente e al corpo come due realtà distinte.

Le emozioni, gli stati d’animo, lo stress, non sono concetti astratti ma neurotrasmettitori e ormoni che, circolando nell’organismo, influenzano a cascata il nostro sistema immunitario, la pressione sanguigna, il DNA, gli enzimi prodotti, etc.

Risulta chiaro, quindi, che prendersi cura della propria salute psicologica non avrà un effetto soltanto sul nostro stato d’animo, ma in generale sul benessere globale della nostra persona. È questa la fondamentale lezione della psicosomatica.

Come abbiamo visto, tra le varie conseguenze dello stress vi è anche l’alterazione del DNA e della sua capacità di auto-ripararsi, un fattore che può portare alla carcinogenesi cellulare e all’emergenza di altre patologie.

Una recente ricerca pubblicata su Psychotherapy and Psychosomatics ha rilevato che il DNA danneggiato dallo stress post-traumatico veniva ripristinato dalla psicoterapia, così come i sintomi psicologici dello stress. Questa ricerca si unisce ad altri studi che, in maniera simile, hanno riscontrato un effetto della psicoterapia anche a livello molecolare e cellulare.

Letture consigliate

Se vuoi approfondire questi aspetti legati alla psicosomatica e alle numerose influenze della mente sul corpo, ecco un libro a mio avviso utile:

La prospettiva psicosomatica
L’autore de La prospettiva psicosomatica è Franco Baldoni, docente di psicologia clinica all’Università di Bologna che da anni si occupa di temi legati alla psicosomatica. Il testo è principalmente indirizzato a chi si occupa di psicologia o scienze affini.

Un libro più agevole e divulgativo, scritto da Baldoni e Trombini, è invece Disturbi psicosomatici.

Disturbi psicosomatici

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Chi sono

dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Sono psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e dottore di ricerca.

Oltre a lavorare nel mio studio privato a Bologna, sono professore universitario a contratto di "Psicologia clinica" presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Le mie aree di intervento riguardano principalmente i vari disturbi d'ansia (attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobia sociale...), i disturbi dell'umore e le problematiche relazionali.

Per appuntamenti o informazioni:
Studio: Bologna, Via Umberto Giordano 11.
Tel.: 389-0443350
Mail: andreaepifani@gmail.com
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