La depressione post-partum nella madre altera la reazione biologica allo stress nel figlio

Depressione post-partum e stress nel figlio

La ricerca ha da tempo rilevato che i figli di genitori depressi sono a loro volta ad elevato rischio di depressione. Uno studio pubblicato su Psychoneuroendocrinology ha iniziato a fare chiarezza sui motivi di questa maggiore suscettibilità ai disturbi depressivi.

Uno dei fattori maggiormente studiati in riferimento alla depressione è la modalità di reazione allo stress. Il sistema fisiologico che gestisce la risposta allo stress produce, in circostanze di crisi, il cortisolo. Si tratta di un ormone che risulta utile durante la risposta immediata allo stress, in quanto aumenta l’energia necessaria all’organismo per affrontare il momento di crisi. Quando lo stimolo che ha prodotto lo stress si risolve, i livelli di cortisolo tornano ai valori precedenti.

Nei soggetti vulnerabili alla depressione è stata però riscontrata un’elevata concentrazione di cortisolo anche in momenti in cui non vi è uno stress da fronteggiare. Questo significa che chi è incline a sviluppare disturbi depressivi ha alla base una maggiore suscettibilità allo stress, ovvero un’alterata modalità di reazione agli eventi stressanti, dovuta proprio all’eccesso dei livelli di base del cortisolo.

Il team di ricercatori che ha condotto lo studio ha reclutato 38 soggetti di 22 anni le cui madri hanno sofferto di depressione post-partum dopo la loro nascita. Questo gruppo è stato confrontato con un altro campione di soggetti le cui madri non avevano sofferto di depressione post-partum.

Ai partecipanti veniva misurato il livello salivare di cortisolo durante un compito standardizzato che aumenta lo stress. Il compito prevedeva di parlare di sé a persone sconosciute e successivamente compiere ad alta voce un’operazione matematica non banale come contare all’indietro partendo da 2023 e sottraendo 17. Questo paradigma permette quindi di testare lo stress sociale, dal momento che i partecipanti svolgevano il compito con persone sconosciute.

I risultati indicavano che il gruppo di soggetti con madri depresse mostravano un’aumentata risposta fisiologica allo stress. I loro livelli salivari di cortisolo aumentavano durante il compito, per raggiungere il picco nei 10 minuti successivi prima di decrescere e tornare allo stesso livello del gruppo di controllo. Inoltre i soggetti che avevano maggiori sintomi ansiosi e depressivi mostravano una più elevata concentrazione di cortisolo in condizioni non stressanti, un dato che come abbiamo visto è in linea con la ricerca precedente.

È importante sottolineare che se da una parte i figli di madri con depressione post-partum avevano quest’alterata reazione acuta allo stress, si osservava anche che i loro livelli di cortisolo tornavano agli stessi valori del gruppo di controllo dopo circa 45 minuti dal compito stressante. Il gruppo di controllo, invece, aveva una generale risposta più blanda, ovvero senza picchi.

Gli autori interpretano questo dato come una risposta maggiormente dinamica allo stress da parte del gruppo con madri depresse, che non necessariamente deve essere vista come un aspetto negativo. Non bisogna dimenticare che numerose altre variabili contribuiscono allo sviluppo di disturbi psicologici nel figlio, ad esempio la durata della depressione nel genitore, la presenza di altri eventi di vita negativi dentro e fuori casa e il benessere psicologico del padre.

La presenza di una madre con depressione post-partum, quindi, non necessariamente porterà a psicopatologia nel figlio, sebbene come abbiamo visto influenzerà la sua capacità di rispondere allo stress.

Gli effetti di una madre depressa sul bambino

In base agli studi effettuati sino ad ora, possiamo dire che la capacità del bambino (e poi dell’adulto) di reagire allo stress è in buona parte determinata dalle interazioni con la madre durante il primo anno di vita. In questo periodo è infatti cruciale che il bambino stabilisca una relazione con una madre in grado di rispondere empaticamente ai suoi bisogni e rispecchiare i suoi stati emotivi.

La depressione post-partum, soprattutto se non adeguatamente curata, contribuisce ad alterare questo naturale processo intersoggettivo tra madre e bambino. Questo fattore può avere effetti sul figlio anche nell’età adulta, come appunto un’alterata risposta allo stress.

Gli effetti sul bambino di una relazione con una madre depressa e ritirata possono essere osservati attraverso questa situazione sperimentale ideata dallo psicologo Edward Tronick. L’esperimento, denominato “still face”, prevede tre fasi: normale attività di gioco col bambino, immobilità della madre, ripristino della relazione.

Prima di proseguire, osserva quindi questo breve video:

Come avrai notato, quando la madre diviene immobile e non risponde ai bisogni del figlio, il piccolo inizialmente non capisce e fa qualche tentativo di ripristinare la relazione, poi comincia a ribellarsi, fino a piangere disperatamente come ultima strategia per “attivare” la madre.

Ovviamente questa è una situazione sperimentale che non avrà effetti sulla salute del bambino, ma situazioni del genere sarebbero continuative e di maggiore durata nel caso di una madre sofferente di depressione.

È importante quindi che la depressione post-partum venga affrontata adeguatamente, in modo da minimizzare i suoi effetti sul piccolo e, successivamente, sull’adulto. La depressione post-partum è dovuta a svariati fattori: ormonali, psicologici, ambientali. Un trattamento integrato è quindi la soluzione migliore per sostenere la madre in difficoltà.

Image credits: Freepik

Chi sono

dott. Andrea Epifani - Psicologo Bologna

Sono psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e dottore di ricerca.

Oltre a lavorare nel mio studio privato a Bologna, sono professore universitario a contratto di "Psicologia clinica" presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

Le mie aree di intervento riguardano principalmente i vari disturbi d'ansia (attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, fobia sociale...), i disturbi dell'umore e le problematiche relazionali.

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